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Testimonianze: Sr. Marta Drei

Marta Drei (IT)

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Vivere la Spiritualità Salesiana al
Rione Amicizia – Napoli

Sr. Marta Drei

In questo ultimo anno di preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco riflettiamo sulla sua spiritualità e su come viverla oggi nelle varie realtà. E’ per questo motivo che sono stata chiamata a condividere con voi l’esperienza dei quattordici anni vissuti con la comunità delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore a Napoli.

Dal 1999 operiamo all’interno della parrocchia-oratorio “San Giovanni Bosco” affidata ai salesiani, prestando la nostra collaborazione nella pastorale parrocchiale, nella catechesi e nell’oratorio e per parecchi anni ho insegnato religione nella scuola media del quartiere poi anche in altre zone ancora più problematiche. L’opera è situata in un quartiere popolare di Napoli, caratterizzato dalla presenza di numerose famiglie giovani e molti ragazzi.

Spiritualità salesiana: incarnata in un ambiente

L’inserimento nell’ambiente è stato graduale e costante nel tempo, consentendo il passaggio dalla sorpresa e curiosità, che caratterizzava gli incontri quando si è aperta l’opera, alla condivisione sincera della realtà che viviamo oggi. Ricordo ancora l’incontro con un sedicenne che dopo averci osservate per una settimana, ci interrogò sul perché della nostra presenza lì e se non fosse stato più conveniente per noi stare altrove perché lì, con loro, non c’era “niente di bello”! In quel giovane è stato necessario risvegliare la speranza… la sua visione di vita era infatti sostanzialmente realistica. Nell’ambiente, infatti, vi sono gravi disagi sociali legati alla scarsità del lavoro che è, nella maggior parte dei casi in nero, senza garanzie, con orari molto pesanti; lo sbocco lavorativo appare spesso solo lasciando la propria città e provoca una emorragia delle energie migliori. La precarietà riguarda pure le relazioni familiari, caratterizzate sovente da instabilità affettiva nella coppia, da una genitorialità precoce e non ancora matura e da grande fatica educativa dei genitori rispetto ai figli. Nessuna meraviglia quindi che l’abbandono scolastico sia alto, e che la scuola sia percepita come un ambiente che costringe e non che emancipa anche se vi sono ragazzi che emergono per impegno e risultato riuscendo a diplomarsi e qualcuno anche a laurearsi. Il contesto sociale in alcuni casi sfocia in devianza lì dove alcuni si lasciano catturare dalle lusinghe del denaro facile.

Un “Da mihi animas”: vissuto nel quotidiano…

Penso che questi anni vissuti al Rione Amicizia abbiano costituito una forte esperienza di spiritualità salesiana vissuta nel quotidiano. L’intenso lavoro apostolico è stato espressione della carità pastorale di Don Bosco, vissuta nella tonalità specifica donataci dal fondatore, il vescovo salesiano Mons. Giuseppe Cognata. Ecco allora che il “Da mihi animas” si è tinto della tonalità evangelica del giovanneo “Raccogliete i pezzetti avanzati perché nulla vada perduto” (cfr Gv 6,12) accogliendo i piccoli e i poveri, facendoci compagne di strada e silenziosa e discreta presenza alle giovani mamme e ai ragazzi più piccoli in uno stile di umiltà, semplicità, familiarità.

Il “Da mihi animas”, vivificato dal motto paolino “Caritas Christi urget nos” “L’amore di Cristo ci spinge” (2Cor 5,14) che ispira le Salesiane Oblate, è diventato incontro quotidiano con tanti volti e tante storie che mi hanno rivelato il volto di Cristo che mi incoraggiava ad amare con larghezza di cuore, ad indicare mete educative con coraggio e fermezza, a condividere gioia e sofferenza, a lavorare con infaticabile entusiasmo e ferma speranza.

Ecco allora come questi anni di missione al Rione Amicizia sono diventati una vera palestra di santità e di incontro con il Dio amante della vita, che offre se stesso in Oblazione perché Pastore Buono. L’attività apostolica è stata caratterizzata dall’impegno ad instaurare relazioni umane positive, dall’avvicinare le famiglie attraverso l’accoglienza dei bambini, anche più piccoli, dal creare nel quartiere una rete di simpatia verso l’ambiente “parrocchia-oratorio” attraverso una presenza incoraggiante e capace di sostenere.

E’ attraverso queste semplici forme apostoliche che, giorno dopo giorno, abbiamo cercato di annunciare la presenza di Gesù che si prende cura del suo popolo e che si fa prossimo a tutti offrendo la sua vita come dono di amore. L’impegno apostolico è stato un quotidiano incarnare la petizione evangelica “Venga il tuo Regno” secondo la politica del Padre Nostro voluta da Don Bosco; e questo impegno per far crescere nel cuore dei giovani e delle famiglie il Regno di Dio, favorendo la crescita umana e religiosa, è il luogo dove ho incontrato Cristo, a volte in modo chiaro ed evidente, altre volte nella sofferenza del seme che sepolto muore perché possa germogliare la vita.

…vivificato dalla speranza…

Vivere il “Da mihi animas” in questo ambiente significa gioire dei piccoli risultati senza scoraggiarci dei fallimenti, con uno sguardo fiducioso nelle risorse dell’uomo e della grazia di Dio e con un lavoro umile, paziente e nascosto; significa condividere le gioie e le ansie dei giovani e delle famiglie, continuando a seminare senza mai arrendersi.

Gli anni che ho trascorso al Rione Amicizia sono stati anni in cui la spiritualità salesiana è stata vissuta fortemente all’insegna della speranza: sperare e continuare a lottare per seminare valori cristiani anche davanti a situazioni di fatto difficili. La speranza e la fiducia nelle risorse interiori dei giovani ci hanno fatto continuare perché se qualcuno ha scelto strade effimere che ha pagato con la vita tanti altri sono coloro che, nonostante situazioni oggettive di fragilità, sono cresciuti, si sono avviati a un mestiere, partecipano attivamente alla vita oratoriana per ridonare quanto hanno ricevuto.

… testimoniato nella comunione

Posso quindi affermare che in questo ambiente è stato possibile fare una reale esperienza della spiritualità tramessaci da Don Bosco e desidero concludere rilevando un aspetto che non penso secondario ma fondante una vera esperienza spirituale: la comunione nella missione.

Tutto il lavoro apostolico svolto al Rione Amicizia, infatti, è caratterizzato da una profonda esperienza di comunione. La prima comunione è stata quella della comunità delle Oblate che ha costituito un punto di forza per la missione; i ragazzi e molto più le famiglie hanno percepito l’unione come un segno e una garanzia della bontà e della bellezza di una vita armonizzata dalla presenza di Dio. Altrettanto significativa è stata l’esperienza di comunione all’interno della Famiglia Salesiana. Da sempre, la comunità delle salesiane oblate ha lavorato in sinergia con gli altri gruppi presenti sul territorio: salesiani, cooperatori, volontarie di Don Bosco, volontari con Don Bosco per offrire nella parrocchia-oratorio un ambiente educativo stabile e di sostegno ai ragazzi e alle famiglie. La comunione nel vivere la missione salesiana è stata allora una vera esperienza di spiritualità condivisa.

Vivere la spiritualità salesiana da Oblata al Rione amicizia è nutrire nel cuore la speranza che per questo territorio, così violato nella terra e negli uomini, c’è la possibilità di riscatto; è donarsi con costanza e passione per far scoccare nel cuore di tanti ragazzi e giovani famiglie il desiderio di fare ed essere migliori, di aprire e allargare gli orizzonti della propria esperienza personale e culturale, di scoprire che si può sognare un futuro diverso e migliore.